Dopo anni nel cinema e in tv, Cristiana Capotondi debutterà a teatro in un monologo dal titolo La Balia dei vinti". “Erano tanti anni che avevo voglia di farlo. Un desiderio misto alla paura di non reggere l’emozione, ho persino sognato di dimenticare il testo, di non riuscire ad andare avanti con lo spettacolo. Non mi sentivo pronta. Poi quando Anna, mia figlia, era già nata, mi arriva questo testo delicato e movimentato, un monologo con dentro tanti personaggi”. Le è tornata la voglia di provarci e si è domandata: “Perché devo avere paura di una cosa che desidero?”.
A Sette, il settimanale del Corriere della Sera, Capotondi ha rivelato che la nascita di Anna le ha dato una forza e un coraggio che prima non aveva. “Questo strappo è venuto con Anna, credo che i bambini ti diano questo slancio, oltre a tante responsabilità, ti fanno scoprire di avere una forza che non sapevi di avere. Quando una persona diventa genitore si trasforma e riesci a tenere tante cose insieme”.
La maternità ai "tempi supplementari"
La maternità ha tanti aspetti ma certamente moltiplica le possibilità per tutte e non solo per chi ha la fortuna di fare un lavoro che è anche passione. I figli sono portatori di energia”, ha continuato l'attrice che è diventata mamma a 42 anni e al di fuori della coppia.
Il suo desiderio era diventato un'urgenza. Per molte donne, e anche medici, diventare madri a oltre 40 anni è un rischio. Con ironia, Cristiana, grande appassionata di calcio, dichiara di essere diventata mamma “ai tempi supplementari”. “A un certo punto il tempo accelera senza che te ne accorgi sai, ti trovi dentro un’urgenza senza saperlo, hai trascorso tanti anni a dire prima o poi e improvvisamente ti trovi nel poi. Rispetto la scelta di chi non desidera avere figli, di chi ha un progetto di vita diverso: per questo non voglio dar consigli, ma dico di tenerlo presente”, si sente di aggiungere Capotondi.
Sulla maternità vista come libertà di scelta, Cristiana è d'accordo, ma ritiene fondamentale il ruolo dello Stato e del sistema sociale: “Non tutte le donne scelgono di non diventare madri e chi lo desidera deve poterlo diventare. Il Paese Italia non aiuta, in Francia e in Germania per esempio i tassi di natalità sono diversi. Solo al Sud da noi va un po’ meglio, perché persiste il sistema familiare. E invece sarebbe interesse di un intero Paese. Anche come politica per il futuro: la mia generazione affronterà la terza età senza figli, chi si prenderà cura di loro? Io credo che sia già un’emergenza e spero che la politica se ne stia occupando”.
La gioia dell'essere diventata mamma in tarda età e il rapporto con la famiglia allargata
Una delle cose più belle di questa maternità tardiva è stata quella di raccogliere le storie di tante donne, di come sono diventate o non diventate madri: racconti di attese, di sofferenze, di speranze, di accettazione. Racconti esilaranti: la paura del parto, il corso preparatorio via zoom, le vesciche piene… Racconti di solidarietà e alleanze in percorsi difficili”, tutto ciò per l'attrice sarebbe materiale perfetto per uno spettacolo teatrale. “Prima di Anna mi mancava l’idea di poter abbracciare una bambina che ti corre incontro… Ma credo che chi non riesce a diventare madre non si debba disperare".E proprio il legame profondo che si crea in alleanza con alcuni amici o parenti è ciò che le manca: “È quel sistema familiare che mi manca, quelle figure che c’erano in famiglia e che diventavano figure chiave nella vita delle persone”.
Lei però sta facendo di tutto per non limitare la sua Anna a un rapporto di dualità solo con lei: Cerco di ricostruirlo quel sistema intorno a mia figlia. Mia mamma purtroppo è mancata un anno fa, ma c’è mio papà, mia zia, mia sorella, mia nipote, le mie cugine, il padre di Anna, il suo padrino e la sua madrina: cerco di stare lontana dalla diade”.Non nega che le due siano molto attaccate, ma tutti i figli sono attaccati ai loro genitori. “Anna è attaccata a me come io lo sono a lei. I primi due anni della sua vita ho un po’ rallentato con il lavoro, ho tenuto solo quello che mi dava una gioia irrinunciabile, perché volevo vederla crescere. E poi io sono per i rapporti esclusivi, io avevo rapporti esclusivi con mio padre e con mia madre, se telefonavo a mia madre e mi rispondeva mio padre dicevo ho bisogno di parlare con la mamma, e viceversa. Anche in amore sviluppo rapporti totalizzanti”.
Questo però non la rende gelosa: “Non mi spaventa se mia figlia esplora altre relazioni, cerca legami con altre persone, non sono gelosa. Farei il suo male. Ho avuto solo due storie importanti nella mia vita, prima dell’ arrivo di Anna, in cui ho totalmente amato e sono stata totalmente riamata. Io costruisco relazione solo dove sento piena comunanza di valori, di visione della vita, dove non ho paura di progettare”.
Il rimpianto di essere diventata mamma tardi
Se potesse tornare indietro farebbe un figlio prima, non aspetterebbe i 42 anni perché così avrebbe avuto il “tempo di farne altri, altri, altri... A me manca l’idea delle famiglie numerose”.
Per quanto riguarda il futuro di sua figlia, è molto preoccupata per i social: “Spero che ci sia davvero un Millennium bug. Che a un certo punto si spenga tutto. Tu cerchi di portare dentro modelli diversi per compensare, ma non basta. Mia figlia non sa cosa sia lo smartphone. A 3 anni se prende in mano il telefonino dice: ‘Mamma, devo fare una chiamata di lavoro’”.
Prima di darle un dispositivo per tenerla buona a cena preferisce non uscire per andare al ristorante: “Gli studi confermano che il precoce utilizzo dei supporti digitali mette a repentaglio la capacità conoscitiva del soggetto e si parla di farli vietare sino a 16 anni”.
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