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Michele Bravi: "Mi chiamavano Michecca e mi gettavano nella spazzatura"


Il cantante si racconta a Francesca Fagnani nell'intervista a "Belve" in onda stasera su Rai2

Sono Nina Moric e Michele Bravi i protagonisti delle interviste di Belve, programma ideato e condotto da Francesca Fagnani che stasera, mercoledì 2 novembre, torna con il suo secondo appuntamento alle 23 su Rai2. Dopo Wanna Marchi ed Eva Robin's, dunque, tocca alla showgirl e modella raccontarsi attraverso momenti di commozione e di ironia, e anche il cantante rivelerà tratti inediti della sua storia personale segnata dal bullismo subito per via del suo orientamento sessuale.

L'intervista a Nina Moric 

Il sito Davide Maggio anticipa qualche passo delle interviste in onda stasera. Alla domanda sulle violenze famigliari, prima dichiarate e poi in parte ritrattate: "Quello che è successo nel mio passato è rimasto nel mio passato, è stato violento anche da parte mia farlo uscire, e ogni volta, come mi sentivo, facevo una versione di ciò che è realmente accaduto, magari non è successo niente" ha risposto Nina Moric che, riguardo ai tentativi di suicidio, parlato di sé in terza persona: "A me dispiace per quella persona che era lì (…) Era troppo sola"

Quanto alle accuse mosse sia dal suo ex marito Fabrizio Corona che dal figlio Carlos, di aver rubato 50 mila euro: "Io ho denunciato Fabrizio e lui ha denunciato me" ha aggiunto Moric secondo cui il figlio ha sempre avuto paura del padre e ha subito dei traumi per quello che è accaduto.

L'intervista a Michele Bravi

Michele Bravi ha raccontato il bullismo subito per il suo orientamento sessuale: "Da ragazzo mi chiamavano Michecca e mi gettavano nella spazzatura. Per me era la normalità e in quel momento chiudevo gli occhi" ha confidato a Francesca Fagnani, rivelando anche particolari molto intensi del periodo di depressione conseguente all'incidente stradale dove perse la vita una donna. "Ho fatto pensieri drammatici? Sì! Anche tanto pericolosi" ha ammesso: "Questa cosa non l’ho mai raccontata a nessuno. Quando parlavo di allucinazione… Era che io veramente pensavo che stessimo tutti in un sogno e l’unico modo per svegliarsi era annientarsi. A un certo punto ho proprio sperato che le persone che amavo morissero insieme a me, perché pensavo di averle condotte in un incubo, che non era la cosa reale, ed è quello il pensiero più triste che mi porto dentro".

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