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Lorenzo Fragola: "Le mie parole su Fedez strumentalizzate". Poi parla delle pressioni subite nel mondo della musica Il cantate, vincitore di X-Factor nel 2014, si è sfogato sui social

 

Lorenzo Fragola nel 2022 ha parlato per la prima volta degli attacchi di panico. Su TikTok, nel giugno di due anni fa, aveva deciso di pubblicare un video registrato nel cuore della notte e proprio dopo aver superato uno degli attacchi. "Questo video l'ho registrato subito dopo un attacco di panico che ho avuto alle 4 di notte. Posso dire che è un'esperienza terribile, ma volevo mostrarlo - aveva raccontato - per dire a tutti quelli che soffrono di questa cosa che bisogna parlarne e farsi aiutare. Si tratta di un disturbo e non c'è vergogna alcuna". Il vincitore di X-Factor 2014 per quel gesto era stato anche duramente criticato, ma per lui mostrarsi, in un momento di debolezza, era importante. Il cantate aveva subito un lutto, la morte del padre, e che il periodo che stava vivendo non era dei più semplici.

Di questo ha parlato anche in una recente intervista a Il Messaggero. Su Instagram però ha deciso di condividere un lungo sfogo nel quale chiarisce che quanto riportato nell'articolo non rispecchierebbe ciò che lui ha detto. "Dopo X-Factor ho sofferto di attacchi di panico. Fedez non mi aiutò", questo in particolare il passaggio condannato da Fragola.

"Oggi trovo un pezzo col titolo 'Dopo X Factor gli attacchi di panico, Fedez non mi aiutó'. Ora voglio dire ma scherziamo?", ha scritto Lorenzo, "Gli attacchi di panico sono arrivati molto dopo legati a un lutto personale e alla domanda: 'Fedez ti ha aiutato psicologicamente quando ti faceva da manager?', Ho risposto semplicemente 'No!', spiegando che non era il suo ruolo e che non c'entrava nulla". Il cantante però poi aggiunge anche di non aver mai nascosto "la mia poca simpatia per Fedez, però da qui a strumentalizzare le mie parole per questo giochino dell’attacchiamo qualcuno perché va di moda non mi va. Fatelo senza di me, grazie".

"Psicologi nelle case discografiche"

Il post però è anche l'occasione per Fragola di lanciare un appello "che, nell'articolo, è stato completamente lasciato fuori". "Sarebbe bello se tutte le case discografiche assumessero uno psicologo e un consulente psicologico per trattare gli artisti. Visto che si tratta di multinazionali che non hanno problemi di risorse e visto che spesso si ha a che fare con talenti molto molto giovani dalla psiche fragile e con una grande sensibilità dietro".

"Anche perché, gli artisti non sono entità astratte fuori dal mondo e dalla società. Sono soltanto esempi più esposti di ragazzi comuni.
E infatti, il fatto che se ne parli sempre più spesso, anche nel mondo della musica, è legato al fatto che questa generazione è combinata tutta così - ha aggiunto Fragola -. Siamo in mano a chissà chi, diretti chissà dove. L’unica cosa che si può fare è chiedere quantomeno una supporto concreto".

Leggendo queste parole è impossibile non pensare a Sangiovanni che il 15 febbraio ha annunciato il suo momentaneo allontanamento dalla musica con conseguente stop a concerti e anche all'uscita del suo album. "Voglio precisare che non sto mollando - aveva scritto su Instagram -, credo tanto nella mia musica e in questo progetto ma allo stesso tempo non ho le energie fisiche e mentali in questo momento per portarlo avanti". "Voglio stare bene per condurre al meglio la musica vista come ‘lavoro’". "Continuerò a scrivere e a stare in studio - aveva aggiunto - perché fa parte del mio benessere e nel mentre inizierò a dedicare il tempo a me stesso per migliorare questa condizione. So che mi aiuterà e che tornerò presto, anche più forte di prima".

La pressione subita e i "no" che lo hanno trasformato in uno "difficile"

Al Messaggero Fragola ha anche parlato delle pressioni che ha dovuto subire subito dopo la vittoria di X-Factor. "Non mi veniva dato neppure il tempo di ragionare su quello che stavo facendo. Mi facevano proposte e pretendevano risposte secche: "Sì o no". Io non avevo neppure gli strumenti per capire a cosa stessi dicendo "sì" o "no". Alla fine sulle cose che andavano bene non potevo prendermi dei meriti, mentre la colpa delle cose che andavano male ricadeva puntualmente sui miei 'no'".

Come ad esempio: "Mi proposero di fare la pubblicità di un'automobile. Dissi: 'Ma che c'entro?'. Io volevo scrivere canzoni. Un'altra volta mi proposero di scrivere un libro sulla mia vita. Ma che dovevo raccontare, a 20 anni? Quando cominci a dire tanti 'no', alla fine vieni percepito come uno difficile".

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