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Renato Zero racconta l'adozione del figlio Roberto: "Adottare è molto meglio che affittare un utero" Il cantautore ha espresso la sua opinione sul tema nel corso dell'intervista a Gianluca Gazzoli per il podcast BSMT

 

"Quando persone non possono avere figli per diverse ragioni, con tanti bambini che sono abbandonati nel mondo, adottare è molto meglio che affittare un utero e prendere una donna come se fosse una macchina": con queste parole Renato Zero ha espresso la sua posizione sul delicato tema della maternità surrogata, nel corso dell'intervista rilasciata a Gianluca Gazzoli nel podcast Passa dal BSMT che gli ha dato modo di esprimere chiaramente la sua posizione a riguardo. Il cantautore romano che proprio ieri ha compiuto 74 anni, ha parlato  della discussa gestazione per altri dopo aver raccontato la sua esperienza di padre adottivo: "Lo dico con il cuore in mano: detesto la posizione di queste donne nei confronti di un servilismo. Affinché la gente sia felice, rendono definitivamente infelice una persona che un figlio lo avrebbe voluto per sé" ha aggiunto.

Renato Zero ha vissuto in prima persona l'esperienza dell'adozione, iter concluso definitivamente nel 2023 con il figlio. "Prima di adottare Roberto, ho lasciato dieci anni di rodaggio. Volevo che entrambi fossimo convinti", ha raccontato ancora, entrando poi nel dettaglio dell'episodio che gli ha permesso di capire che davvero era quello il momento di adottare: "In realtà ne sono passati otto: un giorno torno a casa e trovo mia madre sotto la doccia, completamente nuda, e mio figlio, con i boxer, che la lavava tutta. A quel punto lì ho chiuso la porta e due giorni dopo siamo andati in Viale Giulio Cesare e abbiamo firmato le carte... E poi da quel momento si portava mia madre sulla motocicletta, che non era certo una bambina... Per me era impazzito, ma lei si divertiva tanto. Una cosa davvero meravigliosa", ha detto sorridendo. Renato Zero ha ripercorso anche la sua infanzia durante l'intervista. Il bullismo, il rapporto con i genitori, le amicizie con Loredana Bertè e Mia Martini e anche l'argomento Sanremo, dove ha ricevuto uno degli applausi più lunghi della storia dell'Ariston. "Negli ultimi anni ho seguito poco il Festival, perché non ci credo più", ha confidato: "Ci credevo ai tempi di Nilla Pizzi e Modugno, dove non c’era questa aggressività, lì alla fine vinceva chi vendeva più dischi. Qualcuno che mi piace? Ad esempio Diodato, mi piace chi ha uno spessore musicale, che rappresenta una ricerca. Purtroppo oggi si somigliano un po' tutti e questo non giova a nessuno".

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