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Achille Costacurta: "Ho iniziato a spacciare e mi hanno arrestato. Volevo suicidarmi, i medici non si spiegano come sia ancora vivo" Il racconto del figlio di Billy e Martina Colombari nel podcast di Luca Casadei 'One more time' -- Achille Costacurta: "Ho iniziato a spacciare e mi hanno arrestato. Volevo suicidarmi, i medici non si spiegano come sia ancora vivo"

 

È un racconto forte e denso di particolari drammatici quello che Achille Costacurta ha rilasciato a Luca Casadei nell'intervista per il podcast One More Time. Dall'infanzia vissuta circondato dall'amore dei genitori Billy e Martina Colombari all'adolescenza segnata dall'inizio della sua esperienza con le prime droghe; dall'arresto avvenuto a 16 anni per spaccio al tentativo di suicidio fino alla diagnosi di ADHD (ovvero Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, un disturbo evolutivo dell'autocontrollo), il 21enne milanese ha ripercorso tutti i momenti più intensi della sua vita, oggi finalmente cambiata grazie al raggiungimento di nuove e importanti consapevolezze.

Ho iniziato a spacciare e mi hanno arrestato", racconta Achille in un passaggio dell'intervista. Il riferimento è al periodo della quarantena, quando era riuscito a creare una rete di distribuzione di sostanze. A soli 15 anni e mezzo venne così portato in un centro penale minorile per iniziare un percorso di terapia. E lì, una sera, decise di farla finita: aggirando i controlli del personale, riuscì a entrare nell'infermeria e bevve sette boccettine di metadone: Volevo suicidarmi. Nessun medico sa darmi un motivo per cui io sia ancora vivo, perché l'equivalente di sette boccettine di metadone corrispondono a 35/42 grammi di eroina e la gente con un grammo muore", spiega ancora.

La diagnosi di ADHD

Ad Achille Costacurta lo scorso anno è stata diagnosticato l'ADHD: "Lo scopro a maggio dell'anno scorso. Perché andando in questa clinica in Svizzera, dopo aver esagerato con le sostanze in Colombia, loro hanno già capito tutto senza farmi fare test: 'Tu ti volevi auto-curare con la dr*ga'", prosegue Achille nel racconto spiegando che grazie ai farmaci oggi riesce a stare bene. La diagnosi di questo disturbo è servita molto a lui, ma anche ai suoi genitori: "Da quando hanno fatto anche loro un corso genitoriale per la ADHD, il nostro rapporto è cambiato da così a così. Prima, in casa, quando litigavamo, io andavo fuori, spaccavo le porte. Da lì non è mai più successo, perché loro sanno come dirmi un no".

I tso e il rapporto con i genitori

Achille è stato sottoposto a dei trattamenti sanitari obbligatori, esperienze molto dure che ha descritto nei particolari: "Ho iniziato a fumare a 13 anni. Al compleanno dei miei 18 anni ho provato la mescalina. Una volta ho avuto una colluttazione con la polizia. Ero sotto effetto e ho fatto il matto su un taxi. Il poliziotto arriva, mi tira un pugno in faccia, io ero allucinato quindi l’ho spaccato di legnate. Lì dopo poco mi fanno il primo TSO, me ne hanno fatti 7. Il problema era che, quando me l’hanno fatto a Padova, perfetti, gentilissimi, a Milano mi hanno legato al letto per tre giorni perché gli ho dato un colpo sulla spalla. Urlavo che mi serviva il pappagallo, io ero legato, mani e piedi, tutto, e mi dovevo fare la pipì addosso. Quando sono andato in clinica in Svizzera mi hanno detto: “se fossi stato fuori altri 10 giorni saresti morto” perché hai il cuore a riposo a 150 battiti (..). La Svizzera da così a così, ti dicono: “Tu sei qua e puoi scegliere, se ti vuoi drogare c’è la strada, puoi andare e puoi fare quello che vuoi, vai. Se tu invece hai bisogno di una mano, vieni qua e noi ti aiutiamo”. Mi hanno fatto cambiar vita, grazie a loro io non mi drogo più. Il loro approccio ti fa capire veramente le cose importanti. Li ringrazierò per tutta la vita".

E sulla sofferenza dei suoi genitori: "Mia mamma ha pianto tanto. Mio papà l’unica volta che gli ho visto scendere una lacrima è stato quando mi hanno proprio portato via", ha confidato. E ancora: "Quando mi avevano fatto il depot, io tutti i giorni chiedevo di andare a fare l’eutanasia perché non avevo più emozioni e volevo morire. E lì l’ho visto piangere".

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